A dieta con la testa

Quante diete hai seguito nella tua vita senza ottenere risultati duraturi nel tempo?

Quante ne hai portate a termine?

A quanti professionisti ti sei rivolto?

Quante volte ti sei sentito dire <<Basta un po’ di buona volontà>> ?

Quante volte ti sei colpevolizzato e punito per non essere stato in grado di dimagrire o per non essere stato capace di rinunciare al cibo proibito?

Quanti alimenti, cene, serate con amici ti sei proibito per cercare di avere un controllo sul tuo peso?

Potrei continuare con ulteriori domande ma credo di aver reso l’idea.

Troppo spesso si danno giudizi, consigli o valutazioni semplicistiche a chi lotta da anni con il cibo e con il proprio corpo, pensando che in fin dei conti “che ci vuole?”.  

Basta togliere il pane e la pasta, basta non mangiare “schifezze”, basta fare un po’ di esercizio fisico, basta non stare seduti tutto il giorno sul divano, basta guardarsi allo specchio, basta prendere quell’ integratore dimagrante famoso e, mentre si dispensano liste di soluzioni, l’unica parola che rimane in testa del diretto interessato e che vorrebbe urlarvi ad alta voce è: <<Basta!>>

Sarebbe bello se bastasse ma non è così, perché il più delle volte “la scelta di mangiare oppure no” non è determinata dal semplice bisogno nutrizionale ed energetico dell’essere umano, ma dietro la scelta si nascondono emozioni, fragilità, delusioni, amarezze che fanno parte della storia di vita di molti ma, che alcuni, gestiscono perdendo il controllo con il cibo.

Si parla tanto di fame nervosa o di fame emotiva ed è chiaro a molti come non si mangi solo per bisogni fisiologici ma anche per banchettare felicemente con i propri cari, per coccolarsi, per distrarsi, per combattere la noia o la tristezza.

Se il cibo non è solo fonte di nutrimento ma è molto di più, non si può pensare di trovare una soluzione alla lotta con esso trattandolo solo come fonte di carboidrati, proteine e grassi.

Quale dieta seguire?

Quando si parla di dieta non dimentichiamoci che non stiamo parlando di restrizioni, rinunce, cibi no e cibi si, ma stiamo parlando di stile di vita, dunque deve essere adeguata alle proprie esigenze, alle proprie abitudini, alle proprie preferenze e al rispetto della propria salute fisica e mentale per poter essere duratura nel tempo.

Ecco perché la dieta giusta è una “dieta con la testa” e con questo intendo una dieta che permetta di liberarsi da tutto ciò che ha un peso profondo e duraturo. Come? Sviluppando delle consapevolezze rispetto alle proprie abitudini alimentari, rispetto alle proprie emozioni e al modo di gestirle, essere in grado di riconoscere i pensieri sabotanti che generalmente sono quelli con cui si lotta durante le diete, del tipo: “sono un buono a nulla” “non sono in grado di portare a termine niente” “anche questa dieta finirà come le altre” “ormai ho mangiato un pezzo di torta…non dovevo mangiarla…sono un caso perso…tanto vale che ne mangio ancora…tanto ormai i sacrifici fatti fino ad ora sono andati persi” “sono brutto” “sono grasso e nessuno mi guarderà mai”. Quanto pesa tutto ciò? E allora è di questo che devi liberarti.

Il dimagrimento non deve essere l’obiettivo principale ma l’effetto della tua dieta. Cosa più importante è il raggiungimento di un rapporto equilibrato con il cibo e con il proprio corpo, quindi con te stesso.

 Quando è stata l’ultima volta che ti sei rivolto un complimento?

Ai bambini si cerca sempre di dare loro attenzioni, amore e cibo …ma quando diventiamo grandi spesso ci dimentichiamo che abbiamo bisogno delle medesime cose: attenzioni, amore e cibo.

Dunque, il nemico della tua dieta non è la pizza, il gelato o il piatto di pasta, ma la tua testa.

Prova a riflette su quante critiche e giudizi rivolgi puntualmente a te stesso. Che tipo di emozioni ti provocano? Che tipo di comportamento attivano? Quando si entra in questo circolo vizioso si sviluppano pensieri che suscitano emozioni, che attivano comportamenti, che a loro volta consolidano i pensieri iniziali.

Come ottenere un cambiamento duraturo?

L’unico modo per ottenere un cambiamento duraturo nel tempo è uscire da questo circolo vizioso

– riconoscendo i pensieri sabotanti e sviluppando pensieri razionali e non giudicanti;

– dire STOP alle critiche e ai giudizi verso te stesso;

– riconoscere le tue emozioni, ascoltarle, accettarle e dando spazio ad esse;

– intervenire sui comportamenti alimentari scorretti, innanzitutto diventando consapevoli della “miccia” che li ha innescati e poi intervenendo gradualmente su di essi, sostituendoli con abitudini sane ed appropriate.

Ricorda che non mangi e basta, ma dietro quel comportamento c’è sempre una motivazione che può essere più o meno consapevole. I pensieri che hai sul mangiare non vengono fuori dal nulla ma c’è sempre uno stimolo scatenante. E lo stimolo scatenate non porta necessariamente a mangiare, puoi scegliere di spezzare questo legame.

Se sei triste, piuttosto che mangiare puoi piangere!

Se sei arrabbiato, piuttosto che mangiare puoi scegliere di urlare!

 L’unico modo per sconfiggere il tuo nemico è conoscerlo. Ecco perché è così importante diventare consapevole delle tante emozioni, motivazioni, pensieri e comportamenti che si nascondono dietro questo semplice atto. Per qualche giorno prova a tenere un diario e a scrivere le emozioni, i pensieri e le situazioni che precedono e accompagnano i tuoi pasti e spuntini vari. Vedrai con i tuoi occhi quante volte il tuo bisogno fisiologico centra poco.

Tutto ciò è il lavoro che compete allo Psicologo Alimentare, anche in concomitanza ad un percorso nutrizionale con un professionista del settore (nutrizionista, dietologo, dietista).

Ricorda che il comportamento alimentare, come ogni tipo di comportamento, è complesso ed è costituito da un insieme di abitudini, atteggiamenti, credenze, azioni che non sempre sono facili da comprendere e gestire senza un opportuno sostegno. È importante farsi forza, utilizzare tutte le carte a propria disposizione per aiutarsi, ma se da soli non è sufficiente è importante imparare a chiedere aiuto per acquisire nuovi strumenti e consapevolezze adatte per continuare da soli.

Antonella Avena – Psicologa